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CAMPIONATO MONDIALE 2.4mR
il più antico club velico del Mediterraneo

Yacht Club Italiano il più antico club velico del Mediterraneo CAMPIONATO MONDIALE 2.4mR

CAMPIONATO MONDIALE 2.4mR

CAMPIONATO MONDIALE 2.4mR

14 ottobre 2019

Doverosa premessa: il mondiale 2.4 ci ha sorpreso positivamente. Il tutto per una serie di motivi: primo fra tutti, era l’ultima regata internazionale di una stagione 2019 che è iniziata a tutto vapore e che ci ha impegnato, tutti, con un discreto anticipo sul calendario tradizionale. Quest’anno abbiamo avuto presenze in crescita esponenziale su tutte le regate che abbiamo organizzato, dal record nel Gran Prix dei Mini 6.50, il primo evento delle World Cup Series, fino alla neonata regata in rosa a Portofino – Trofeo Franca Sozzani.

Ma tornando ai piccoli 2.4, nonostante avessimo dei buoni riscontri nel numero di iscritti (91 per l’esattezza) il risultato di questa settimana ha strabiliato un po’ tutti. Intanto è una classe particolare, per non dire eccezionale, perché è aperta a tutti, senza distinzione alcuna di età, genere, sesso o abilità. Il titolo lo vince il più bravo. E basta.

Nei giorni precedenti ci siamo scervellati, nel tentativo di aggiungere qualche elemento da raccontare intorno alla regata - quindi renderla più appetibile e, di conseguenza, più raccontabile – e così che ci rendiamo conto che, nel mondo dello sport, non risultano altre discipline che mettano tutti sullo stesso piano, come nel caso di questa splendida deriva a bulbo.

Tornando ai giorni precedenti: nel tentativo di informarsi sulla consistenza di una flotta di cui – lo ammetto – sapevo ben poco, tracciamo un quadro dai contorni abbastanza vaghi: a due giorni dall’inizio sapevamo quindi di avere 91 iscritti da 16 nazioni diverse. (per completezza: 1 USA, 12 SWE, 1 SUI, 1 POR, 6 NOR, 17 ITA, 1 IRL, 16 GER, 6 GBR, 12 FIN, 1 ESP, 2 CZE, 1 BEL, 6 AUT, 4 AUS e 1 PUR – che come ho poi imparato è Portorico) Il totale fa 88 perché 3 poi si sono ritirati all’ultimo minuto.

Tra di loro: 11 donne, 77 uomini, tra loro 17 atleti disabili e un range di età che andava dal più giovane, Gianlorenzo Copertari di anni 16 fino al veterano della Classe di 79 anni.

L’organizzazione intanto procede spedita, con l’oramai collaudato Padiglione B della Fiera in veste di base operativa e per l’occasione, attrezzato con una serie di pontili galleggianti atti a ospitare la flotta con un’attenzione particolare all’agibilità degli imbarchi. In questo, ci viene incontro il title sponsor della manifestazione, Guldmann, società danese attiva nel settore degli ausili alla mobilità che ci garantisce un numero idoneo di sollevatori, dei piccoli bighi per imbarcare gli atleti a mobilità ridotta.

Vedere arrivare i primi 2.4 sui loro invasi è già una bella sensazione. La barca, con i suoi 4 metri di lunghezza, i suoi slanci d’altri tempi e quel ginocchio di prua che riporta subito ai mitici 12 metri (di cui è sorellina minore), si fa guardare e suscita, almeno in chi scrive, una grande curiosità. Tutte le manovre sono rinviate in una consolle davanti al timoniere che, appunto, timona con i piedi – se può – oppure con le mani. L’armo consiste in una bella randa e un fiocchetto di circa 8 mq complessivi che si tangona in poppa. Da lontano la barca sembra quasi un modellino in scala e se non fosse per la testa del timoniere che sbuca dal pozzetto, sembrerebbe quasi uno scafo radiocomandato.

Con il primo weekend e l’arrivo di quasi tutti gli atleti, ci rendiamo conto della consistenza vera degli atleti con qualche disabilità e con un’ingenua sorpresa, della loro grinta e determinazione. Sono forse più della metà della flotta, ma abbiamo la fortuna di avere un luogo fortemente accessibile e le operazioni di preparazione e registrazione delle barche procedono speditamente. Con una certa apprensione però, teniamo gli occhi sulle previsioni meteo che per la settimana a venire si preannunciano ‘complicate’. La protezione civile locale già inizia a diramare allerte meteo (gialla e arancione per la prima giornata di regata), il cielo il lunedì della practice race è piuttosto minaccioso e diverse basse pressioni si stanno avvicinando.

Quanto a terra e all’ormeggio, i 2.4 possano trarre in inganno con l’effetto ‘modellino’, tanto in acqua esprimono tutta la loro grazia, si muovono bene con un filo di vento e non generano alcun tipo di onda, integrati perfettamente nei loro elementi, con il timoniere infilato come dentro una monoposto di F1.

Per la giornata di martedì, come ampiamente anticipato, la giuria tiene tutti a terra. Fuori ci sono quasi 30 nodi e onda formata da scirocco che ci consente esclusivamente di girare un bel video della burrasca che, sui nostri canali social si raccoglie oltre 10.000 visualizzazioni in poche ore (a oggi rimane il video più visto dell’intera settimana).

La sera accogliamo oltre 170 ospiti al Club per un apprezzato welcome dinner. Ci sono gli atleti, i loro accompagnatori, viene a salutare il Sindaco di Genova – sempre in prima linea – il Presidente della FIV e l’immancabile pioggia. L’allerta è passata, ma le previsioni meteo rimangono piuttosto severe.

L’indomani, scatta il primo giorno di regate. Avendo perso il primo, per il comitato la strada inizia già in salita. Il vento, sempre di scirocco, è stabile tra i 14 e 16 nodi con punte anche a 18/20. L’onda ripida di circa 1.5 metri chiede subito il suo tributo alla flotta, con più di venti barche che rientrano in porto per varie avarie durante la prima prova. Dall’intenso traffico delle radio sul canale 72 (quello riservato ai mezzi di assistenza) da terra ci rendiamo conto che la situazione fuori è piuttosto complicata. In totale sul campo di regata abbiamo 27 battelli che iniziano una corsa forsennata per prestare assistenza alle barche in difficoltà. I 2.4, imbarcazioni magnifiche e marine, imbarcano però moltissima acqua e, benché inaffondabili, ne imbarcano talmente tanta da affondare completamente lo scafo – e relativo atleta – lasciando fuori soltanto l’armo.

Il tutto, unito al mare formato, rende le operazioni di ‘recupero’ molto delicate. Occorre arrivare celermente alla barca ‘non affondata’, cercare di evacuare il timoniere – operazione non sempre possibile – e svuotare la barca con le pompe di sentina esterne e con la sassola. Un’operazione decisamente faticosa, soprattutto se ripetuta decine di volte.

Alla fine della giornata, il Comitato di regata si porta a casa 3 prove, ma al rientro in porto non è chiaro se siano più stanchi gli atleti o gli uomini dell’assistenza in mare. In classifica, intanto, nonostante le condizioni impegnative, emergono le performance di una ragazza inglese che con due primi e un secondo di giornata, manda un avvertimento inequivocabile al resto dell’eterogenea flotta.

Il secondo giorno (che poi è il terzo se si considera il primo a terra), si attenua un po’ l’onda ma il vento si dimostra capriccioso e ballerino, il comitato riesce a dare la prima prova con i soliti 15 nodi, tutto liscio. Dopo la partenza della seconda prova, il vento molla e improvvisa un giro di Walzer che impone al comitato di far rientrare la flotta in attesa di una situazione più stabile. Segue una lunga attesa, con l’orologio che corre – per validare il campionato occorrono 6 prove – e alle 15 uno squillo di tromba rimanda tutti in mare per la 5 prova. Il cielo è nero e gonfio di pioggia, alcuni meno motivati scelgono di rimanere a terra. Fuori ci sono circa 10 nodi, un po’ di onda, ma la regata procede regolare e verso le 18 la flotta fa rientro in porto scortata dai mezzi di assistenza. L’inglese Megan Pascoe di cui sopra, con un 3 – che sarà alla fine il suo peggior risultato - e un 2, mette una seria ipoteca sulla medaglia d’oro. Per la sera è prevista una visita notturna all’acquario seguita da una suggestiva cena in compagnia degli squali.

Il venerdì mattina, ultimo giorno di regate, la situazione è già chiara a terra ascoltando lo schioccare delle vele dei 2.4 che si stanno preparando a uscire. La rete di assistenza, memore del primo giorno, fa scorta di pompe di sentina ausiliarie e la flotta va verso il campo di regata con la solita onda ‘cattiva’, ora salita a quasi due metri, e una ventina di nodi di vento. Alla radio comincia il solito bollettino di guerra: continue richieste di assistenza, ma gestite sempre con reattività e calma, soprattutto dopo l’esperienza fatta il primo giorno. La giornata prosegue bene e il comitato di regata, completata la sesta prova e messo così al sicuro il titolo mondiale, da il via per la settima e ultima prova del Campionato. Intanto a terra fervono i preparativi per la premiazione e noi in sala stampa prepariamo la scaletta e le tracce audio degli inni nazionali, con un pizzico di rammarico non abbiamo il piacere di ‘scaricare’ l’Inno di Mameli (il nostro atleta di punta, Antonio Squizzato, manca il podio di pochissimo, chiudendo al 4° posto un campionato in salita, ma che sigilla con un bel primo nella regata finale).

Il podio del mondiale è tutto a trazione nord europea. L’inglese Megan Pascoe domina e chiude la partita con uno score inarrivabile (1,1,2,3,2,1,2), la segue il forte finlandese Dahlberg e in terza posizione, la seconda quota rosa di questo Campionato open, la svedese Fia Fjellddhal. Il campionato 2019 si chiude con i ringraziamenti, gli applausi di rito e, soprattutto, con una parola ricorrente nei discorsi e nei volti di tutti: seamanship, ovvero l’arte della navigazione di cui tutti, abili, disabili, giovani e anziani, uomini, donne e ragazzi, giudici e volontari in acqua e a terra hanno dato grande dimostrazione.

 

Luigi Magliari Galante
YCI Press Office